Oggi la nostra attenzione va ai crimini informatici finalizzati alla violazione del diritto della proprietà intellettuale.
Il cybersquatting consiste nel registrare o utilizzare un dominio web in cattiva fede, per cercare di ricavare un guadagno economico da marchi registrati appartenenti ad altro soggetto.
Si tratta di una pratica che comprende sia l’utilizzo di domini già registrati (o molto simili), sia la registrazione anteriore di domini non ancora registrati da parte del titolare effettivo del marchio, in ordine allo sfruttamento economico della notorietà del marchio altrui, od anche alla futura minaccia denigratoria se il titolare effettivo non comprerà il dominio creato in malafede.
Il competitor potrebbe inoltre prodigarsi in attività di typosquatting (o punycode), ovverosia creare dei domini sin troppo simili ad altri estremamente noti. In tal caso la similitudine consiste nella differenza di poche lettere o di singoli caratteri, in modo tale da indurre l’utente distratto a cliccare sul dominio sbagliato, che può essere utilizzato per indurlo a condividere dati personali o a scaricare software contenente malware.
Di simile entità, ma di diversa portata, è infine l’utilizzo delle medesime keywords da parte del concorrente, con l’obiettivo di farsi indicizzare: in assenza di un qualunque prodotto o servizio compatibile con l’indicizzazione scelta, tale pratica è estremamente scorretta ed è punita dalle leggi sulla concorrenza sleale.
